Siamo sull'Altopiano dei Sette Comuni o di Asiago all'estremità meridionale dello stesso dove la scarpata dei monti si eleva improvvisa dalla pianura vicentina per più di mille metri. Andiamo a percorrere un breve ma affascinante itinerario che porta in cima, costruito come mulattiera d'arroccamento durante la Grande Guerra: il percorso doveva permettere lo spostamento di uomini e mezzi senza essere sotto il tiro del nemico.
Siamo accompagnati da Alberto, profondo conoscitore di questi luoghi della sua storia e delle tradizioni locali; le foto sono tutte sue.
Iniziamo l'escursione con la visita alle postazioni d'artiglieria in caverna.
Scalette e passaggi labirintici ci mettono a dura prova.
Poi si esce all'aperto con vista sulla pianura vicentina 1000 metri più sotto.
Il percorso sfrutta una bellissima cengia naturale, in parte allargata, sempre in grande esposizione e con una vista panoramica notevole (non per noi che abbiamo trovato una giornata con foschia).
Si susseguono passaggi su cornicione e gallerie scavate nella roccia.
Qui siamo in tre ma la pellicola è rimasta impressionata da una presenza inquietante, forse un alieno, etereo e sfuggente alla nostra vista, ma catturato dalla macchina fotografica (quello a sx nella foto); uno studio particolareggiato ci ha condotto a svelarne la provenienza e l'identità: pare appartenga alla brutta razza dei nullafacentistataliinvisiabrunetta e risponda al poco comune nome, e usato solo su pianeti del centrogalassia: Toni.
Si sale ora verso la vetta.
Dalla cima si ha una veduta interessante della cengia d'accesso.
Eccoci tutti e quattro in vetta in posa per l'autoscatto: Alberto è quello con la canotta arancio, anche qui compare l'alieno, che ripeto noi non abbiamo mai visto: misteriosamente però la pellicola ha potuto catturarne la diafana presenza.
La croce di vetta del monte Cengio.